UNA QUESTIONE DI GIUSTIZIA PER LORENZO E VALENTINA
Unicamente per motivi tecnici interni al tribunale l’udienza è rinviata a settembre. Tutto il resto rimane invariato, purtroppo. Vi chiediamo di rimanere vigili.
Venerdì 20 a Venezia si terrà l’udienza di II grado in merito al processo a carico di Lorenzo e Valentina, due attivisti bellunesi che fanno parte della Casa dei Beni Comuni.
Nel novembre 2014, dopo un procedimento durato quattro anni tra indagini e processo, era stata pronunciata a Belluno la sentenza di I grado, che aveva condannato Lorenzo e Valentina a due anni di reclusione e al pagamento di 40.000 euro di danni biologici per aggressione in concorso.
La sentenza di II grado verrà pronunciata dalla corte di Venezia – non più da quella di Belluno. Nicola Canestrini, uno degli avvocati della difesa, ha presentato nuove prove in merito al procedimento: il 20 maggio la Corte deciderà se accoglierle o meno. Nel caso in cui la Corte accolga le nuove prove, il 20 maggio fisserà una data per la sentenza di II grado. Nel caso in cui non accolga le nuove prove, pronuncerà la sentenza il giorno stesso.
Ricostruiamo qui brevemente la vicenda.
IL FATTO
Lorenzo e Valentina sono stati condannati in primo grado a due anni di reclusione e al pagamento di 40.000 euro di danni biologici per aggressione in concorso.
IL PROCESSO DI I GRADO
Lorenzo e Valentina vengono accusati di aver aggredito il signor C.M. provocandogli la frattura di una gamba alle ore 23:30 circa del 05/12/2010 nella centralissima via Roma, a Belluno.
C.M. aspetta 9 giorni prima di denunciare l’aggressione, mentre la sera del fatto, al ricovero in ospedale, afferma di essersi fatto male da solo, cadendo.
Questo ritardo comporta la cancellazione delle immagini delle telecamere di sorveglianza di via Roma: le registrazioni nei luoghi pubblici vengono infatti eliminate dopo 36 ore. Non è perciò più disponibile alcuna video documentazione dei fatti di quella sera.
I testimoni sentiti durante le indagini confermano che gli accusati almeno dalle ore 22.00 sino ad oltre le 24.00 non si sono mai mossi dal bar in cui si trovavano. Tanto più che alle 00.22 viene registrato il pagamento del conto sul loro bancomat.
Lorenzo e Valentina, dopo la denuncia di C.M., sporgono a loro volta denuncia per calunnia. La denuncia viene archiviata anche in base ad una annotazione della squadra mobile di Belluno che afferma che i due avrebbero potuto commettere il reato perché si trovavano nelle vicinanze del luogo dell’aggressione. A firmare l’annotazione è il capo della squadra mobile – che è anche marito dell’avvocato che assiste C.M. nel processo.
Nessun altro teste conferma le accuse di C.M., che sono perciò basate solo sul suo racconto, per altro più volte contraddetto dai teste sentiti.
C.M. nel frattempo si costituisce parte civile e richiede un rilevante risarcimento (40.000,00 euro).
C.M. è nel procedimento al tempo stesso accusatore, unico teste dell’accusa e parte civile in causa. Il giudice per due volte rifiuta di acquisire agli atti il casellario giudiziale dello stesso, da cui sarebbero emersi precedenti penali in grado di minarne la credibilità.
Questo è il quadro probatorio su cui si è basata la sentenza di I grado.
DOPO IL PROCESSO
Il giorno successivo alla sentenza di I grado, un ragazzo si presenta alle autorità e dichiara di essere il responsabile dell’infortunio di C.M.. La sua auto denuncia dà il via a un altro procedimento, tuttora in corso, che dovrà stabilire cosa sia accaduto la sera del 05/12/2010. È evidente che se la nuova testimonianza fosse vera, l’accusa di C.M. nei confronti di Lorenzo e Valentina sarebbe assolutamente infondata.
Il procuratore di Belluno aveva nel frattempo archiviato la denuncia per calunnia avanzata da Lorenzo e Valentina nei confronti di C.M.
L’auto denuncia del nuovo teste è una delle prove principali che l’avvocato Canestrini ha presentato alla Corte di Venezia – le prove che il 20 maggio verranno o meno accolte dalla stessa Corte, che pronuncerà anche in base ad esse la sentenza di II grado.
Alla lettura della sentenza di I grado, Lorenzo ha applaudito in segno di dissenso. In un recente articolo (8 marzo 2016) comparso sulla stampa bellunese, il pm che si occupa del procedimento ha dichiarato che Lorenzo potrebbe essere indagato per oltraggio alla Corte. Per ora non è arrivata a Lorenzo alcuna notifica dalla Corte di Trento (tribunale competente).
Il tribunale di Belluno avvia nel frattempo un procedimento nei confronti della persona che si è presentata alle autorità all’indomani della sentenza per autocalunnia.
UN’INTERPRETAZIONE DEI FATTI.
Fino a qui la nuda ricostruzione dei fatti. A cosa ci troviamo di fronte? Scrivemmo due anni fa che due erano le possibilità, palese incompetenza nel lavoro giudiziario o un processo politico nei confronti di due attivisti.
Ci chiedemmo se fosse lecito pensare che questo procedimento volesse attaccare, attraverso di loro, un’intera comunità politica. Ancora, se l’attività investigativa avesse lo scopo, anziché di stabilire la verità, di costruire ad hoc un’accusa, poi non più rivedibile.
Ci chiedemmo se questo fosse un modo di condannare il dissenso.
Avanzammo l’ipotesi che fosse un episodio di un copione spesso visto, nel quadro della giustizia italiana. Un episodio che toglie serenità in merito alla trasparenza dell’operato della magistratura e delle istituzioni anche in un territorio come quello bellunese, con il più basso tasso di criminalità a livello nazionale.
Di più, avevamo l’amara consapevolezza che questa situazione non fosse un’anomalia, in casi ben più gravi e tragici della malagiustizia di stato (da ultimo, la recente sentenza sulla morte di Giuseppe Uva).
Avevamo manifestato il nostro dissenso, lo sdegno e la vicinanza a due persone care, oltre che membri della nostra comunità politica, con una marcia silenziosa che partiva dal tribunale di Belluno.
Venezia è città di laguna, e scorrono altre acque, che ci auguriamo più limpide.
Invitiamo tutti a tenere le orecchie dritte e gli occhi bene aperti su quanto quel giorno accadrà, a Lorenzo e Valentina in prima persona e attraverso di loro, a ciascuno di noi.
INTERVISTA A NICOLA CANESTRINI, AVVOCATO DIFENSORE DI LORENZO E VALENTINA
Redazione BellunoPiù