RICONOSCIAMOCI: PERCHÈ LE FAMIGLIE DI FATTO? VERSO IL CONSIGLIO COMUNALE
Il Consiglio Comunale di Belluno martedì 18 alle ore 15:30 si appresterà ad esaminare la proposta di delibera popolare volta a riconoscere le famiglie di fatto presenti nel Comune. Si tratta di un provvedimento che è insieme civile, costituzionale ed etico e che rappresenta sicuramente un primo passo, in attesa di un’iniziativa legislativa del parlamento nazionale, per porre a riparo da una situazione di sostanziale discriminazione tutte quelle coppie che legate da un vincolo affettivo o di tipo solidaristico non possono o non desiderano accedere all’istituto del matrimonio.
E’ opportuno infatti tenere in considerazione come il fenomeno delle famiglie di fatto stia registrando una forte e costante crescita nel nostro paese, come pure nel bellunese. A questo scenario di mutamento delle abitudini dei cittadini il Comune deve saper approntare una risposta adeguata ed equilibrata nei limiti delle proprie competenze.
Risposte positive in questo senso sono peraltro giunte nei mesi scorsi dai comuni di Vodo di Cadore, Ponte nelle Alpi e Feltre che hanno adottato il provvedimento e dato un riscontro alle raccomandazioni dell’Unione Europea che da tempo sollecita il nostro paese a regolamentare la questione. Non una scelta ideologica, quindi, ma bensì una risposta ai bisogni dei cittadini che va a colmare almeno in parte il vuoto normativo riguardo ai diritti delle famiglie di fatto.
Del resto il riconoscimento delle famiglie di fatto non vuole affatto sostituirsi all’istituto del matrimonio, sia esso religioso o civile, ma semplicemente garantire i principi di libertà individuale ed assicurare in ogni circostanza la parità di trattamento dei cittadini, in particolare quelli legati da vincoli affettivi e di reciproca solidarietà, coabitanti ed aventi dimora legale nello stesso Comune.
L’ipotesi sostenuta dai detrattori delle unioni civili che asseriscono che queste forme di riconoscimento pubbliche sono inutili e che suggeriscono il ricorso altre forme di tutela come i contratti notarili, dimentica che tali contratti privati diventano nulli per quanto riguarda i diritti economici in presenza di altri eredi, oltre ad essere un mezzo discriminante e un’ulteriore disuguaglianza con le coppie sposate che per vedere tutelati i propri diritti non devono spendere soldi in avvocati e notai.
Vi è poi la questione delle coppie omosessuali che stante il vuoto legislativo attuale non hanno alcuna possibilità di vedere riconosciuta legalmente la loro unione, con una palese discriminazione a loro carico, accompagnata pure da molte difficoltà quando si tratta di dover fornire prova di essere una coppia a tutti gli effetti, vedasi il caso del dovere fornire assistenza ospedaliera al partner, del voler sottoscrivere assieme dei contratti, dell’assumere tutele comuni alla coppia per gestire la fase della terza età.
In questo preciso contesto adottare una forma di riconoscimento per le famiglie di fatto ha un alto valore civile e simbolico in quanto significa dare quantomeno un avvio concreto ad un percorso di integrazione e di dialogo verso una comunità quella dei cittadini bellunesi omosessuali che per molti aspetti vive ancora oggi una condizione di emarginazione e di non visibilità in quanto priva di tutele e di garanzie.
L’auspicio è che Belluno dica si, e adotti quanto prima questo provvedimento integrandolo poi con un opportuno adeguamento dei propri regolamenti per garantire alle famiglie di fatto bellunesi una piena accessibilità ai servizi e alle altre forme di provvidenze comunali.
Un passo in avanti nella direzione di una maggiore giustizia sociale, dell’integrazione e della lotta alle disparità.
Circolo Tondelli Bassano del Grappa