IL LUSSO DEI DIRITTI DI CITTADINANZA
“L’Italia è un Paese libero,
ma esiste l’omofobia
e chi ha questi atteggiamenti
deve fare i conti
con la propria coscienza”
Cogliamo l’occasione posta dall’intervista comparsa in questi giorni sulla stampa all’ex Sindaco Antonio Prade (Articolo del Corriere della Alpi 27.10.13) per fare alcune precisazioni rispetto alla campagna #riconosciamoci, ovvero il percorso di delibera popolare per il riconoscimento delle Famiglie di Fatto nato in città in questi mesi e che sta raccogliendo un importante riscontro.
Prade, con la sua immutata umiltà e la sua ancora più caratteristica comprensione della realtà sociale che lo circonda riesce a dire, nelle righe finali dell’intervista, che “non possiamo permetterci il lusso di iniziative assolutamente mediocri come quelle su coppie di fatto (…) e diritti civili” attribuendone, tra l’altro, la responsabilità alla giunta Massaro.
Fortunatamente Antonio Prade non è più il sindaco di questa città, ma la sua posizione merita di essere approfondita.
Definire un lusso le battaglie sui diritti civili è un rigurgito degno di gruppuscoli di estrema destra o di qualche esponente della Casta Padana, ma sentirlo uscire dalla bocca di un ex amministratore ha un altro valore, crediamo dia la misura del personaggio e soprattutto della profonda crisi di un’area politica che sul piano dei diritti riesce ad esprimere ancora una posizione medievale e totalmente fuori dal tempo.
>Inoltre Prade, complice la sua assenza costante in Consiglio Comunale e la sua incapacità di leggere i processi sociali attribuisce questo “lusso” ad un’iniziativa della giunta Massaro, non considerando, che il percorso per il riconoscimento delle famiglie di fatto nasce dal basso, da un percorso cittadino attraversato da soggetti e provenienze politiche diverse che si è formalizzato in una Proposta di Delibera Popolare, uno strumento di partecipazione e di democrazia diretta riconosciuto dallo Statuto del Comune di Belluno, che permette ai cittadini di obbligare il Consiglio Comunale ad esaminare, discutere e votare un testo di delibera costruito autonomamente se sottoscritto da almeno 300 cittadini residenti in 3 mesi.
Un percorso che sta raccogliendo ampi consensi in città tra cittadini di ogni età e provenienza politica e che darà la possibilità al Consiglio Comunale di Belluno di dare pieno diritto di cittadinanza alle famiglie di fatto che vivono nel nostro territorio, allargando e regolamentando l’accesso per queste persone ai servizi che eroga il Comune.
In attesa di una legge nazionale che faccia uscire dalla discriminazione e dall’invisibilità migliaia di persone crediamo che il Consiglio Comunale di Belluno abbia l’occasione di dare un forte segnale culturale approvando la delibera in questione, soprattutto se, come sembra, sarà supportata da una cosi ampia partecipazione cittadina.
Immaginiamo che per un Sindaco che ha iniziato il suo mandato con uno sgombero, ha investito decine di migliaia di euro per assumere un personaggio come Salmaso e che ha caratterizzato il suo governo della Città per una ostentata chiusura ad ogni forma di partecipazione cittadina, parlare di diritti civili sia un tabù, ma crediamo sia inaccettabile che in un paese nel quale i giovani gay muoiono ancora a causa di una discriminazione tangibile da parte delle istituzioni, spesso nascosta dietro la scusa delle “priorità di governo”, non si abbia la civiltà di affrontare a viso aperto un tema che non può più essere rimandato.
La delibera di #riconosciamoci, ha il merito di coinvolgere la nostra comunità territoriale rispetto al tema del riconoscimento e dell’inclusione, terminati i tre mesi di raccolta firme la palla passerà al Consiglio Comunale, a quel punto la responsabilità di dare una risposta tangibile alla richiesta che dai movimenti e da ampi strati di popolazione viene posta alle istituzioni, anche locali, sarà tutta nelle mani dei consiglieri comunali di Belluno.
Speriamo siano all’altezza dei propri cittadini.
Redazione BL+