DISSEQUESTRO, A FORTOGNA SI COLTIVA CANAPA NELLA LEGALITA’
Fortogna, provincia di Belluno. Il 4 Agosto le Forze dell’Ordine hanno deciso, dopo due giorni di appostamenti, di intervenire con un blitz antidroga su un campo di canapa, mais e patate delle dimensioni di 30mx30m che ha previsto il sequestro del campo di un coltivatore del Progetto Socialità Contadina di Casa dei Beni Comuni.
- Venerdì 11 agosto, l’operazione è stata definitivamente conclusa. Nonostante il cartellino e la fattura di acquisto fosse stata prontamente consegnata durante la perquisizione casalinga, che dimostrava come la varietà incriminata fosse canapa Uso 31, inserita nell’elenco di varietà certificate dell’unione europea, le forze dell’ordine hanno deciso di mandare a Venezia delle piante campione per procedere con l’analisi di valori di Thc. I risultati hanno dimostrato che 4 delle 5 piante analizzate contenessero un valore pari a 0% di thc, in una si concentrava invece una percentuale che si avvicinava allo 0,1%.
Ricordiamo che le varietà certificate e quindi legalmente coltivabili devono generare thc che sia inferiore allo 0,2% e che con la nuova legge del Gennaio 2017 il valore di questa molecola, evidentemente un po’ ballerina, può arrivare allo 0,6 %.
Immediatamente il campo è stato dissequestrato e il coltivatore ha avuto la comunicazione che la procedura si sarebbe conclusa immediatamente senza nessuna ripercussione.
Qualche ripercussione invece questa storia potrebbe generarla.
Il campo, rimasto sotto sequestro una settimana, non è passato inosservato agli occhi dei passanti (ricordiamo che si trova sulla strada) e sappiamo quanto notizie del genere possano essere all’ordine del giorno in bar o strade di paese, specie poi se il campo è stato additato come piantagione di cannabis da chi avrebbe dovuto prima di fare illazioni, chiedere cosa stesse combinando il coltivatore e attendere i risultati delle analisi.
Al momento nessuno sa se a Fortogna, il prossimo anno, ci sarà ancora un campetto di canapa.
La seconda ripercussione non colpisce la persona, ma la coltivazione.
La coltivazione di canapa è stata reintrodotta nel 1998, dopo anni di impressionante demonizzazione che ha reso difficile la sua reintroduzione nelle coltivazioni. Eppure, la sua importanza, dalla semplice pianta in campo a tutti i prodotti che se ne si possono ricavare (che spaziano dall’area alimentare a quella tessile, dalla bioedilizia alla cosmetica, fino ad arrivare alle bioplastiche o al ramo terapeutico), ha fatto si che negli ultimi anni ci sia stata un importante attenzione e soprattutto un grande sforzo per provare poco a poco a ricostituire delle filiere che potessero offrire un sano sviluppo al nostro paese.
Questi casi, che spesso attirano l’attenzione di molti, rischiano di allontanare potenziali coltivatori di domani e probabilmente anche quelli di oggi. Non è bello ricevere denunce tanto pesanti.
E’ un errore permettere che i residui del proibizionismo ostacolino a lungo il processo di riappropriazione di una coltivazione che ha la possibilità di offrire un concreto sviluppo al nostro paese e al nostro territorio.
Senza ricevere gli aiuti economici che invece la nostra politica sceglie di erogare a vigneti che con i loro pesticidi ammalano persone e ambiente, nella nostra provincia c’è chi si è battuto per avere la possibilità di dividere il sacco di semi per agevolare i piccoli coltivatori montani, chi si è dotato di laboratori in grado di ottenere olio e farina, un decorticatore per separare fibra e canapulo, macchine riadattate per la raccolta di campi di dimensioni importanti, una piccola mietitrebbia parcellare acquistata in condivisione per permettere anche ai piccoli coltivatori di dedicarsi a questa coltura, un piccolo vaglio per pulire i semi. Cooperative, aziende agricole, singoli cittadini, sono tante e diverse le realtà che ci stanno credendo, che organizzano eventi per diffondere un sapere di cui dobbiamo riappropriarci, che investono il proprio denaro, che costruiscono soprattutto dal basso, convinti che questo possa essere un percorso rispettoso, sano e dal potenziale ostacolato solo da chi non vuole arrendersi all’evidenza che questa pianta è realmente una risorsa per lo sviluppo.
Dopo questa vicenda, confidiamo che la prossima volta, prima di intervenire a seguito di una qualche segnalazione, chi di dovere si informi dal coltivatore su cosa abbia seminato e che l’eventuale iter di controllo del campo, per eliminare ogni sospetto, venga rispettato come la legge prevede, senza rischiare di innescare spiacevoli equivoci che possono realmente portare a ripercussioni sociali e familiari. Soprattutto, l’augurio, è di poter rivedere, il prossimo anno, in quei 30mx30m di Fortogna, oltre alle varietà “antiche” di mais e patate, anche piante di canapa.
Casa Dei Beni Comuni
Progetto per una Socialità Contadina