DA CASA DEI BENI COMUNI, VERSO UN OTTO MARZO DI LOTTA
Nasce anche a Belluno il percorso #nonunadimeno, per l’eliminazione della violenza contro le donne e in vista del lotto marzo: lo sciopero globale delle donne.
Sabato 18 febbraio si è svolta in Casa dei Beni Comuni la prima assemblea allargata per la costruzione di un percorso in vista del Lotto marzo, un 8 marzo che vedrà le donne di oltre quaranta paesi nel mondo incrociare le braccia e scendere in piazza, uno sciopero globale per fare nuovamente di questa data un’occasione di lotta.
L’assemblea allargata è stata promossa dal gruppo delle Suffrangette di Casa Dei Beni Comuni.
Le Suffrangette è un percorso nato qualche mese fa all’interno del laboratorio cittadino CDBC, un gruppo di donne (al momento) di età differenti che si incontrano per discutere, a partire da sé, delle pratiche politiche che già condividono, tenendo conto dello sguardo di genere nell’affrontare le questioni. Così, mentre il mondo si mobilitava in maniera rumorosa, dalla Polonia all’America latina e fino agli Stati Uniti, contro le violazioni peculiari dei diritti delle donne e contro un mondo dove la violenza machista uccide in moltissimi modi, anche noi ci siamo avvicinate a parole e concetti che si vedevano in filigrana, ma non erano mai stati palesati. Tutte le nostre parole stavano dentro un contenitore su cui ci siamo interrogate molto: femminismo. Anzi, femminismi, sempre plurale come le molte voci che lo abitano.
Ci è sembrato, discutendone, che la parola che più si avvicinasse alla nostra idea di femminismo fosse: (diritto all’) autodeterminazione.
Abbiamo partecipato alla manifestazione nazionale del percorso non una di meno, nelle cui matrioske ci siamo molto riconosciute. Abbiamo fatto nostra questa narrazione della violenza, non come una forza agita contro vittime inermi e da difendere ma come il prodotto di un mondo ingiusto, dove si perpetuano disuguaglianze e progressivamente si erodono i diritti.
Nel capirlo siamo partite da noi, dalle nostre storie, e dalle molte che abbiamo ascoltato nei tavoli di Bologna, dove a febbraio Non una di meno si è incontrata per redigere un piano per il contrasto alla violenza: otto punti per l’otto marzo.
Nel frattempo, a livello globale era stato infatti proclamato per l’8 marzo lo sciopero globale delle donne, un’astensione dal lavoro e da tutti i lavori quotidianamente svolti, per mostrare il proprio valore attraverso il peso dell’assenza: se io non valgo, mi fermo e non produco.
Anche a Belluno ci si è incontrate a questo proposito. La discussione è stata lunga, multiforme, proficua.
Si è parlato dell’enorme lavoro da fare, anche solo per l’acquisizione a livello comune di quanto sia grande il problema della violenza, e di quante molteplici facce esso abbia.
Il numero delle donne ricorse al centro anti violenza di Feltre (55 nell’ultimo anno, a fronte di 90 donne nei precedenti dieci anni), è un indice grave e lampante di quale sia la situazione, ma numerosi altri episodi restituiscono la misura di quante possano essere, le politiche che espongono le donne alla violenza.
E’ violenza contro le donne, e violenza di genere, la nuova legge regionale sulla precedenza per i posti negli Asili nido a chi qui risiede da più di 15 anni, legge razzista che penalizza le famiglie più fragili. Ancora, è violento il taglio fatto alla sanità, la diminuzione degli esami di screening e prevenzione gratuita, è violenza non avere un numero adeguato di medici che mettano in pratica la 194, la difficoltà di accedere ai consultori, la chiusura di uno spazio di scambio gratuito di materiali per le neo mamme.
Tante sabato si sono ritrovate a parlare: chi, da tempo lavora nelle istituzioni, ribadisce i dati che ben conosce e le difficoltà nello svolgimento del lavoro; chi molto ha lottato in passato chiosa: “ci eravamo illuse di aver conquistato tutto”.
C’è chi racconta, con una metafora, di un temporale improvviso che ha portato il buio, su molti dei discorsi intorno a come si renda praticabile, un diritto.
Il temporale del neoliberismo e dell’individualismo sfrenato, dell’ognuna se la cavi da sé, tanto ce n’è per tutti.
La crisi ha smascherato molti di questi inganni, e un’etichetta di emancipazione o lontananza dalle rivendicazioni del passato era solo un altro modo per fare violenza di genere, tra donne.
Siamo contro un’essenza del femminile, ma crediamo che femminismo significhi oggi essenzialmente il diritto e la libertà per me (e per me insieme agli altri) di assomigliare a me stess*. Ne è emersa cioè, dopo lunga discussione, la necessità di salvare l’individuo senza cadere nell’individualismo, la necessità di essere, al tempo stesso, davvero una e davvero comunità.
Per questo ci siamo dette e detti d’accordo sull’idea di uno sciopero, in qualunque forma esso si manifesti, in tempi di precariato feroce in cui anche questo diritto pare ora un lusso.
Per organizzarlo e per organizzarci ci incontreremo di nuovo, sabato 25 febbraio alle 17.00, in Casa dei Beni Comuni.
L’incontro è aperto, vi aspettiamo tutte e tutti.
Un primo passo per poi continuare ad incontrarsi e raccontarsi, il nostro lotto marzo di comunità.
Suffrangette