BIM GSP: CARI SINDACI, ORA DOVETE SCEGLIERE!
Veniamo da una intensa e partecipata assemblea del Comitato Bellunese Acqua Bene Comune che si è svolta ieri sera alla sala parrocchiale di Cesiomaggiore, dove si è dibattuto anche della situazione in cui versa la società BIM GSP. La discussione è stata lunga, sicuramente molto articolata vista la complessità della questione, che non può essere liquidata con prese di posizioni semplicistiche e demagogiche come qualche amministratore, risvegliatosi da un sonno profondo, sta facendo proprio in queste ore. La campagna elettorale è già iniziata è qualche amministratore, corresponsabile fino a ieri, ora proverà ad ergersi capo popolo, scagliandosi contro una situazione che lui stesso ha contributo a creare. Per questo motivo, pensiamo sia giusto dare visibilità a quel punto di vista, quello del “popolo dell’acqua”, che da tempi non sospetti, puntualmente denuncia la situazione in cui versa BIM GSP. Un punto di vista, che in questo momento, sembra essere l’unico libero da condizionamenti di tipo opportunistico o da calcoli politicisti. E’ infatti, solo partendo da questi presupposti, che si può affrontare la questione fino in fondo e nel suo complesso, in maniera radicale, dando un taglio netto al passato e scongiurando, così, ogni tentativo di risolvere il problema con finte “soluzioni a metà” o con proposte “tappa buchi”.
E allora, prima di tutto, vanno evidenziate le responsabilità politiche che hanno portato a questa situazione, iniziando dall’azzeramento dei vertici di BIM GSP. Ma non solo, i Sindaci devono ammettere apertamente la propria corresponsabilità, iniziando un processo di trasformazione che porti ad un cambiamento nella gestione del servizio idrico nel nostro territorio. Prima di tutto inaugurano una stagione di trasparenza sui bilanci e sulle scelte gestionali evidenziando quali sono stati i passaggi decisionali che hanno provocato il debito societario. Glasnost dunque!
In un secondo momento, va intrapreso un percorso che faccia proprie le istanze emerse dai referendum del 12 e 13 giugno, ovvero la trasformazione del società “in house”, una s.p.a. di diritto privatistico, in una azienda speciale di diritto pubblico aperta alla partecipazione decisionale e al controllo da parte dei cittadini. Nello stesso tempo, va eliminato il 7% di rimuneratività del capitale tutt’ora presente nella bolletta nonostante sia stato cancellato attraverso il secondo quesito referendario. Pubblico e partecipato dunque!
Sono queste le pre-condizioni “sine qua non”, da cui ripartire. Ora tocca ai Sindaci scegliere da che parte stare, scegliere se essere parte del problema o parte della soluzione. Hanno, ora, la possibilità di riacquisire una credibilità e un protagonismo su una questione su cui hanno avuto per troppo tempo un atteggiamento irresponsabile. Le scelte, però, devono essere chiare e in linea con quelle che sono le proposte che il Comitato Acqua Bene Comune sta portando avanti da mesi e che abbiamo riassunto sopra. In questa fase è giusto ridare fiducia ai Sindaci, ma il malumore tra i cittadini continua a crescere e la situazione necessita di risposte adeguate. E’, però, una fiducia a tempo determinato, perché le scelte non possono più essere rinviate e soprattutto non possono ricadere sui cittadini, come con la proposta del contribuito dei 100 euro venuta dal “gruppo dei nove saggi” per appianare il buco di bilancio. “Tanto saranno i cittadini a pagare” è un’espressione che troppo spesso abbiamo sentito e che secondo noi non può essere accettata passivamente, come se fosse un dato di fatto, perché legittima un “modus operandi” nel quale, chi sbaglia non paga.
Redazione Belluno+
Dopo aver riposato(poco), sono del parere che i saggi non possono chiedere dei prestiti ai cittadini, senza che non si prenda un percorso di responsabilita’ nella massima trasparenza.
Prima si commissiona il tutto e poi il resto……..tanto sicuramente Roccon fara’ carriera in qualche piu’ grande societa’.
Non se si porta a conoscenza di tutti i sui imbrogli per entrare in politica e peggio ancora, cosa che non mi va giù, l’usurpazione di titolo. A questo tipo di persone dovrebbero non solo togliere l’accesso a qualsiasi carica pubblica ma impedire pure una loro espressione di voto. Tornino a lavorare come fanno tutte le persone ONESTE.
Servono nomi e cognomi!
Di chi è la colpa del buco GSP?
Questi e solo questi devono pagare e non i cittadini Bellunesi.