SE CINQUE ANNI VI SEMBRAN POCHI. NOI LE PROMESSE LE ABBIAMO MANTENUTE: APRE CASA DEI BENI COMUNI, ED E’ DI TUTTI.

Casa dei Beni Comuni, oggi

Casa dei Beni Comuni, 2015
“Noi vogliamo occuparci del nostro territorio. Ci piacciono la democrazia e la partecipazione”. Così ci presentavamo cinque anni fa, definendo cosa volesse dire, per noi, essere dei comunardi. In tempi non molto più luminosi di questi, ci dichiaravamo innamorati della politica, non nella divisione governanti e governati o candidati ed elettori, ma della cultura della partecipazione.
Avevamo l’utopia di costruire una comunità intorno al recupero di uno spazio, che doveva essere un fine ed anche il mezzo per permettere a numerose realtà territoriali che si occupavano a vario modo dei beni comuni, di avere un tetto sulla testa e un luogo di raccordo e coordinazione. Ci presentavamo come quelli che “hanno scelto di rimanere, che sono tornati, quelli che sono ancora qui nonostante tutto”. Con la consapevolezza dei cinque anni successivi, sappiamo quanto questo significhi, in una zona il cui male più grande è la perdita di popolazione, soprattutto popolazione giovane. Sono infatti passati cinque anni. Quanto tempo, si potrebbe pensare tenendo a mente gli infiniti cantieri delle grandi opere (che non ci piacciono). Molto ci differenzia da chi le realizza: ci abbiamo messo tanto tempo, ma non ne abbiamo perso. Abbiamo continuato la nostra attività politica, mordendo alle calcagna degli speculatori: sono molti quelli a cui non piacciamo, da quando si sono vista ridotta la possibilità di fare guadagno su ciò che è di tutti.
Ricapitoliamo: dal febbraio del 2013 al dicembre 2014 si costruisce il processo partecipativo che porterà all’assegnazione di una parte del compendio dell’Ex Caserma Piave (oggi Spazio EX, perché tale processo è stato di esempio a molti).

Interno Casa dei Beni Comuni, 2015
Dal gennaio del 2015 al gennaio del 2018 il lavoro è stato costante: gli spazi che ci sono stati assegnati, l’edificio 7 ed un hangar militare, hanno cambiato volto, venendo progressivamente risanati, resi vivibili, poi gradevoli, infine abitabili. L’elenco completo dei lavori e dei relativi costi, è pari ad un ammontare di oltre 60.000 euro. E i soldi? L’insieme dei lavori è stato realizzato in maniera volontaria, sommando il tempo, le competenze, la disponibilità ad imparare o ad insegnare delle persone che sono passate attraverso lo spazio, per una domenica, un mese, o tutti questi anni. E’ a loro, vicini o lontani, che va il nostro primo ringraziamento. Sono loro la materia prima con cui è stato costruito questo luogo. Non siamo stati soli: a partire dal primo crowdfunding, nel 2014, con cui chiedevamo 10.000 euro per cominciare, fino alla campagna “C’ho la casa in testa” del 2016, sono state tantissime le persone che in noi hanno creduto, che ci hanno sostenuti e finanziati, peraltro in anni difficili, di crisi mordente. Ne siamo consapevoli e grati, e ci piacerebbe nominarle tutte.
Ancora, per tre anni, nel 2015, 2016 e 2017 abbiamo realizzato la rassegna Clorofilla, ossigeno per il territorio. La creatività e l’abilità che l’hanno resa possibile, nonché le opere che ne rimangono traccia e patrimonio della città, ci sono state regalate, ed a partire da Ericailcane, sono numerosi gli artisti e le artiste a cui va tutta la nostra gratitudine. Negli anni, oltre alle iniziative culturali e alla costruzione dello spazio, non abbiamo smesso di occuparci di politica. Ci piace mettere insieme e così è accaduto: sono nate numerose progettualità, in quel continuum, per noi essenziale, che ci permette di socializzare la politica e politicizzare il sociale. Le battaglie di lunga data, come quella contro lo sfruttamento idroelettrico, hanno qui trovato casa. All’epoca scrivevamo così: “Ci piace estendere vertenze, aprire spazi pubblici di discussione, costruire progetti, condividere un programma. Non ci interessa vincere, ma convincere”, cioè vincere insieme. Possiamo dire di averlo fatto.

Esterno Casa dei Beni Comuni, 2015
Rovesciando la logica delle aree militari, interdette alla popolazione e avvolte dalla segretezza, abbiamo realizzato uno spazio aperto, realmente pubblico, cioè della collettività.

Esterno Casa dei Beni Comuni, oggi
Siamo coinquilini di uno spazio variegato, Spazio EX, questo il nome attuale dell’Ex Caserma Piave, un progetto di partecipazione studiato nelle università, che ha vinto bandi, reinvestendo soldi pubblici per creare strategie di condivisione e luoghi di collettività. “Non ci piace aspettare che le cose accadano, ci piace farle accadere”. Ora sono accadute; ma non sono nostre. E questo ci piace ancora di più.
Pratichiamo antifascismo, antisessismo e antirazzismo: per noi non sono bandiere, ma ciò in cui si riconosce la nostra comunità. Se la pensi così, è definitivamente aperta una casa nuova, ed è anche casa tua.
Ti aspettiamo sabato 10 marzo, a partire dalle ore 20.30, per una serata di musica e comunità che è il nostro benvenuto in città.
EVENTO 10 MARZO: SPOP, LA APRIAMO? QUI

Ex-Caserma Piave-Spazio EX, oggi