TERZA PARTE INCHIESTA RICHIEDENTI ASILO: COSA SUCCEDE A CASTION (BL)?
In questi giorni sconvolti dall’odio, in cui il fanatismo attacca la libertà d’espressione e certa politica becera propone di “alzare muri”, crediamo sia ancora più importante ragionare lucidamente. Ed è anche alla luce di quanto accade nel mondo che ribadiamo la nostra visione, convinti che una politica inclusiva e rispettosa della dignità di ciascuno sia l’unica risposta all’odio montante, allo “scontro tra civiltà” a chi prova ad “agitare” la propria guerra santa, che sia quella di qualche califfo o imam o quella dei fascio-leghisti e degli islamofobi, sulla nostra testa. Guerre Sante che noi disertiamo, urlando che l’unica guerra che si combatte nelle nostre città è quella di chi impone la povertà e la miseria a tutti, migranti e indigeni, nelle periferie delle metropoli e nelle province di tutta Europa. È per questo che torniamo ad occuparci della situazione dei richiedenti asilo nella nostra provincia, convinti che le problematiche globali si esprimano anche nelle dinamiche che da vicino ci riguardano, che spesso ignoriamo per “quieto vivere”, che altri usano per fare campagna elettorale.
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Verso metà dicembre scorso abbiamo ricevuto una segnalazione rispetto ad alcune problematiche relative alla gestione di alcune donne richiedenti asilo che si trovano tuttora alloggiate in un appartamento nel castionese.
Su invito siamo andati a verificare lo stato delle cose la sera del 19 dicembre e abbiamo trovato una situazione non grave ma con alcune evidenti criticità che abbiamo segnalato all’assessore Tomasi in data 24 dicembre, con una telefonata.
Nell’appartamento, consono ad ospitare tre persone, abbiamo trovato cinque donne tra i 19 e i 34 anni, due delle quali dormivano in un piccolo soggiorno sul divano letto. Dal velux, installato sul soffitto, un’infiltrazione di acqua cadeva regolarmente sul divano letto bagnando materasso e lenzuola, le abbiamo pertanto aiutate a spostarlo per evitare di dormire sul bagnato. Anche il tubo dell’unica doccia presente nell’appartamento risultava danneggiato e non funzionante, motivo per il quale, con una spesa di pochi euro e 3 minuti di lavoro, l’abbiamo sostituito. L’appartamento, va detto, si presenta comunque in uno stato migliore di altre situazioni verificate nei mesi scorsi e denunciate dalle pagine di questo sito, ma, nonostante questo, troviamo sintomatico che alle cinque donne non fosse stato fornito un adeguato abbigliamento invernale e sufficienti coperte, tanto che ,di nuovo, siamo stati costretti ad organizzare una rapida raccolta solidale di scarpe, coperte e giacche da portare a Castion, considerato anche il fatto che il riscaldamento centralizzato della struttura funziona saltuariamente e, a causa dello scarso isolamento, comporta rapidi e continui abbassamenti della temperatura.
Oltre al piano logistico, poi, crediamo sia importante anche segnalare che troviamo discutibile che cinque donne in questo stato di necessità si trovino ad interfacciarsi unicamente con un operatore uomo e che, a quanto abbiamo potuto apprendere, non sembra nemmeno conoscere bene la lingua delle ragazze (francese e inglese). Senza considerare il fatto che l’appartamento è ubicato a circa 2 kilometri dal primo centro abitato e dalla prima fermata del bus, isolato da una strada che nei mesi invernali è completamente buia già a partire dalle 17.00, motivo per il quale abbiamo fornito alle ragazze (di nuovo noi) delle luci a led per rendersi almeno visibili alle auto.
La sera dell’8 gennaio siamo ritornati a verificare se il Comune di Belluno avesse preso in mano la situazione dopo la nostra segnalazione.
Per quanto riguarda la situazione specifica delle giovani donne abbiamo trovato degli importanti miglioramenti, anche se ancora persistono alcune criticità. Le ragazze ci hanno riferito che l’assessore Tomasi ha effettuato un sopralluogo, ha verificato che la situazione non era adeguata, e ci hanno detto che entro martedì della prossima settimana saranno spostate in un appartamento in zona più centrale a Belluno. Questo, oltre a risolvere i problemi riscontrati nella struttura, le faciliterà a frequentare il corso d’italiano che faranno a Cavarzano e che dovrebbe iniziare a giorni.
La questione operatore non è stata risolta. La richiesta più impellente delle giovani donne è quella di poter fare attività, imparare la lingua per non stare “parcheggiate” in casa, sotto le coperte (per il freddo) senza poter far nulla, anche per potersi inserire più facilmente e velocemente nella nostra società.
Un’altra grave mancanza venuta a galla è quella dell’assistenza legale, nessuno si è ancora MAI confrontato con loro sulla loro situazione, sull’iter che dovranno percorrere e su come strutturare la loro audizione alla commissione che dovrà valutare il loro status di richiedenti asilo. Non sanno nemmeno quali sono gli step da affrontare né le possibilità future che le aspettano.
Mentre eravamo lì a parlare con loro, un ragazzo che dorme in un altro appartamento (nello stesso stabile ci sono quattro appartamenti che ospitano circa venti persone) ci ha chiesto se potevamo visitare anche la loro abitazione, dove dormono in tre.
Qui abbiamo trovato una situazione grave, per non dire vergognosa.
Quando siamo entrati abbiamo percepito da subito un livello di umidità inaccettabile, testimoniato da un’enorme presenza di muffe nere sulle pareti di ogni stanza del piccolo appartamento, gelido e non isolato, tanto che i ragazzi all’interno si stavano scaldando con mezzi di fortuna.
Non siamo riusciti a resistere all’interno dell’appartamento più di una quindicina di minuti, per quanto l’ambiente sia malsano e l’aria irrespirabile. UNA SITUAZIONE INVIVIBILE e pericolosa anche dal punto di vista sanitario, come dimostrano le foto.
Abbiamo chiesto se l’assessore Tomasi avesse visitato quell’appartamento e gli uomini che dormono lì ci hanno detto di no.
Ci chiediamo perché la visita non abbia interessato anche quella situazione.
Nonostante siano passati otto mesi dall’inizio di quella che ALLORA veniva chiamata emergenza, troviamo ancora situazioni di questo tipo. Ma soprattutto quello che ci lascia esterrefatti è che a distanza di mesi si gestisca la situazione senza aver ancora attivato un adeguato programma di attività e che non ci siano ancora figure professionali adeguate a gestire la situazione.
Nei giornali, invece, leggiamo che va tutto bene: Belluno è capostipite di alcuni tipi di attività a livello nazionale, è stato aperto uno sportello di accoglienza e “abbiamo tutto sotto controllo”; la rappresentante della Prefettura, la signora Lia Conti, pochi giorni fa dichiarava serenamente alla stampa: «Assicuro che le cooperative stanno operando in modo ottimo».
Questa informazione parziale ci lascia davvero perplessi, forse allora siamo noi “sfortunati”, e ogni volta che ci chiamano troviamo situazioni non adeguate? Chi dovrebbe controllare gli standard di qualità del servizio stabiliti nella convenzione con la prefettura? La prefettura stessa? Di cosa si parla nelle riunioni di coordinamento sulle problematiche relative ai richiedenti asilo in prefettura? Cosa fanno le cooperative che sono pagate per gestire delle persone e spesso invece sembrano pensare di gestire degli animali?
Ci chiediamo anche dove sia finita la proposta fatta dalla Casa dei Beni Comuni durante l’incontro pubblico (e quello a porte chiuse tra l’Assessore Tomasi e il Dott. Schiavone) quando è stato proposto di seguire un percorso rispetto allo SPRARR. Di fare formazione, creare competenze e poterci “affiliare” ad un percorso SPRARR limitrofo nell’attesa dell’apertura dei nuovi bandi. Dov’è finita la spinta al miglioramento che avevamo percepito da più parti in quelle giornate? Ci rendiamo comunque conto che tra un iter corretto, che comprenda l’avvio di percorsi di formazione, creare strutture adeguate, seguire i richiedenti nella maniera migliore, e quanto viene fatto ora, ci sono mille piccoli passi facili, a volte scontati, che dovrebbero esser fatti.
Meno chiacchiere, meno politica sulla pelle dei migranti, vogliamo chiarezza ed una seria analisi sul lavoro delle cooperative interessate e soprattutto fatti concreti, visto che, giova ricordare, questo servizio è finanziato al 100% da soldi pubblici.
COMUNQUE CONTINUEREMO A MONITORARE!
Redazione BL+
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