BELLUNO: PROVINCIA BIOLOGICA
Alla luce delle dichiarazioni del Presidente del Parco delle Dolomiti Bellunesi, che auspica una “ Provincia di Belluno BIO, la prima d’Italia”, (Leggil’articolo sul Corriere delle Alpi , clicca qui) e del progetto del Comune di Feltre di creare un “distretto del biologico”, abbiamo ritenuto opportuno fare alcune considerazioni.
Belluno la prima provincia BIO d’Italia
La proposta del Presidente del Parco delle Dolomiti bellunesi è molto interessante. Tanto più che segue di pochi giorni quella avanzata dal Comune di Feltre del “biodistretto”. Finalmente delle proposte coraggiose, che guardano al futuro, che innescano una serie di opportunità per la nostra Terra, ben lontane da arroccamenti e doglianze tese più ad avere qualche spicciolo di elemosina che costruire opportunità.
E’ ovvio che sono proposte a “lungo termine”, il percorso per la loro concretizzazione deve essere un qualcosa di graduale, che coinvolga il maggior numero di persone, di conoscenza e di competenze, Che sia all’insegna della partecipazione e dell’inclusione, che sia percepito come una grande opportunità da cogliere e non come un vincolo o una limitazione.
Un percorso che è fatta di formazione e informazioni, di spazi di proposta e innovazioni, (ad esempio la certificazione biologica partecipata) che abbia la capacità di intercettare finanziamenti europei (finora spesso inutilizzati) e di diffonderli sul territorio, incentivando progetti partecipati e non a favore dei soliti noti
Noi da sempre crediamo in una Provincia che costruisca il suo domani puntando sul suo enorme patrimonio di biodiversità, sulla salubrità, sulla sostenibilità, sulla tutela paesaggistica e sul forte legame tra agricoltura e turismo sostenibile. Quando parliamo di agricoltura non ci riferiamo solo alle aziende agricole tradizionali ma anche ai piccoli produttori, agli autoproduttori e agli appassionati. Del resto sono proprio loro i principali produttori di molte delle nostre eccellenze (a partire dai fagioli)
Crediamo in una Provincia che riesca a caratterizzare e ha dare il valore aggiunto ai suoi prodotti e ai suoi servizi, sia per i residenti che per i turisti.
Certo, coltivare BIO puo’ avere dei costi maggiori ma ci consente di non impregnare la nostra terra di pesticidi e veleni chimici (con pesanti ricadute a livello di salute e vivibilità) proponendo produzioni che si differenzino notevolmente da quelle standard e “convenzionali”
Pensare di produrre nel bellunese un qualsiasi ibrido commerciale (mais, mela, fagiolo, ecc.) lo stesso che viene coltivato in pianura, in Brasile o in Cina, trattandolo con gli stessi pesticidi e conservanti non ci permette certo di affermare (in un mercato che è globale) che il “nostro” è un prodotto migliore e “diverso”.
Se invece puntiamo sulle tipicità bellunesi (fagiolo gialet, bonel, mais sponcio ecc…) coltivando biologicamente, offrendole a turisti e visitatori, legandole al territorio, possiamo giustificare un valore aggiunto dovuto a qualità e unicità.
Del resto è sempre più chiara l’enorme attrattiva che ha il nostro territorio; un territorio non ancora devastato, deturpato da cementificazioni o dall’agricoltura intensiva che ha gia sfregiato altri luoghi. Un luogo che, non dimentichiamocelo, ospita un importante Parco Nazionale e molti siti “Dolomiti UNESCO Patrimonio dell’ Umanità”.
Un’attenzione dimostrata anche dall’ enorme partecipazione a una giornata che abbiamo recentemente organizzato a Feltre. Migliaia di persone sono arrivate da tutto il Nord Italia, interessate a conoscere la nostra biodiversità, le bellezze e i sapori della nostra terra.
Se tale interesse fosse amplificato da un riconoscimento di salubrità e sostenibilità, dalla certezza di trovare cibo sano e tipico, siamo certi che non solo aumenterebbe la qualità della vita dei bellunesi, aumenterebbe anche la residenzialità e il recupero di molte abitazioni, cosicchè i turisti inizierebbero a trovarci molto più interessanti dei trentini e dei bolzanini (dove la salubrità dei meleti e dei vigneti non è così scontata).
In attesa che alle dichiarazioni di principio del Presidente e degli Amministratori locali seguano anche fatti concreti, noi, nel nostro piccolo, mettiamo a disposizione le nostre competenze, le conoscenze,e le pratiche e tutto il nostro entusiasmo per concretizzare, passo dopo passo, questi progetti. Consapevoli che viviamo in un territorio percorso da “fermento partecipativo” da molti gruppi, associazioni, comitati e cittadini desiderosi di fare e mettersi in gioco. Che attraverso la collaborazione e la partecipazione di tutti ce la possiamo fare. Lasciando da parte i timori e piccole enclave di potere da tutele, riusciremo a costruire un degno futuro per noi, i nostri figli, la nostra Terra
Certo, sarebbe molto più facile e poco impegnativo auspicare la colonizzazione da parte di qualche imprenditore della Val di Non o della zona del prosecco ma se non saremo capaci di credere, nelle nostre capacità, nelle nostre potenzialità – in questa nostra Terra – forse non siamo davvero degni di abitarla e di farne parte.
Tratto da Gruppo “Coltivare Condividendo“