194: L’ABORTO É UN DIRITTO E CI RIGUARDA TUTT*. ANCHE A BELLUNO
Come Suffrangette, dallo scorso anno partecipiamo al movimento nazionale Non una di meno. Abbiamo cominciato a lavorare sul territorio poco prima di organizzare la manifestazione “Lotto marzo” a Belluno. Da allora, abbiamo continuato a trovarci: e ci siamo in particolare focalizzate sul tema della salute della donna, a partire da uno degli otto punti dell’appello* per lo sciopero globale delle donne.
*Sui nostri corpi, sulla nostra salute e sul nostro piacere decidiamo noi
Scioperiamo perché vogliamo l’aborto libero, sicuro e gratuito e l’abolizione dell’obiezione di coscienza. Scioperiamo contro la violenza ostetrica, per il pieno accesso alla Ru486, con ricorso a 63 giorni e in day hospital. Scioperiamo contro lo stigma dell’aborto e rifiutiamo le sanzioni per le donne che abortiscono fuori dalle procedure previste per legge a causa dell’alto tasso di obiezione: perché ognun* possa esercitare la sua capacità di autodeterminarsi. Vogliamo superare il binarismo di genere, più autoformazione su contraccezione e malattie sessualmente trasmissibili, consultori aperti a esigenze e desideri di donne e soggettività LGBTQI, indipendentemente da condizioni materiali-fisiche, età e passaporto.
Questo il nostro punto di partenza, insieme a una banale evidenza: il primo risultato su Google per la ricerca “aborto Belluno” è un articolo del Corriere delle Alpi del 12 aprile 2016, dal titolo “Un solo medico non obiettore nell’Ulss 1”.
Nessuna di noi aveva le idee chiare su come in effetti funzionasse la 194/78 – la legge che tutela e regola il diritto all’aborto – sul nostro territorio. Abbiamo cominciato a informarci, a fare domande. Abbiamo costruito un’inchiesta – o meglio, un tentativo di inchiesta – in tre puntate: le farmacie, i consultori, gli ospedali.
E però non è bastato. Abbiamo provato a chiarirci le idee, e a mettere qualche punto fermo. Quello che abbiamo capito, con certezza, è che non esistono informazioni chiare e univoche, sulle modalità di applicazione della 194. E questa assenza di certezze è già un’informazione secondo noi preziosa, rilevante: nonostante la 194, il diritto all’aborto è un diritto appena sussurrato, un diritto che – se capita – bisogna conquistarselo, tra chiamate a numeri sbagliati, giudizi silenziosi, uffici fantasma.
Al di là della presenza o meno di medici non obiettori – e il Bellunese è per fortuna un territorio oggi abbastanza felice, rispetto ad altri – abortire resta una scelta sofferta, che è resa più complicata di come potrebbe essere da una fastidiosa mancanza di chiarezza.
E noi Suffrangette vogliamo chiarezza: perché un diritto poco trasparente è un diritto a metà.
Abbiamo ascoltato chi l’aborto l’ha vissuto in prima persona: queste sono le voci di Arianna ed Eleonora (i nomi sono inventati).
Abbiamo provato a indagare e raccontare la 194 in tre puntate, che pubblicheremo nelle prossime settimane, qui su Belluno+.
Abbiamo cominciato a lavorare a un progetto di informazione e confronto sul tema della sessualità, da proporre alle scuole e ai medici del territorio bellunese.
E poi, naturalmente, abbiamo aderito alla giornata del 28 settembre – la giornata mondiale per l’aborto libero e l’autodeterminazione.
Libere di sapere, #liberedi.
Suffrangette